Gli anni bui e la rinascita

di Matteo Dotto *

Gli anni Sessanta sono piuttosto bui per il prestigio della Coppa America. Nel 1963 si gioca in Bolivia e i padroni di casa, anche grazie ai vantaggi derivanti dall'abitudine a giocare in altura ai 3.600 m di La Paz, conquistano per la prima e unica volta il trofeo. Ma le regine del Sud America snobbano l'evento: l'Uruguay non partecipa, il Brasile manda una rappresentativa minore, l'Argentina invia una squadra sperimentale. Va un po' meglio nel 1967 in Uruguay, dove comunque il Brasile non è presente. Si rinnova così lo storico duello tra Uruguay e Argentina, che vede trionfare i padroni di casa (1-0, con gol di Pedro Rocha nell'ultima partita), tra i quali spicca il grintoso Julio Montero Castillo, padre del futuro juventino Paolo. Per la prima volta partecipa alla Coppa il Venezuela (superando 3-0 la Bolivia e ottenendo la sua prima vittoria nella competizione), considerato la 'Cenerentola' del Sud America, mentre nel Cile si mette in evidenza Elías Figueroa, difensore centrale completo, vincitore per tre volte consecutive del Pallone d'oro sudamericano.

Teofilo Cubillas e Hugo Sotil, campioni nel 1975
Dopo l'edizione del 1967, la Coppa America si interrompe per otto anni (il più lungo intervallo della sua storia). Torna nel 1975, con tre importanti novità: per la prima volta vi partecipano tutte le dieci nazionali iscritte alla CSF; la formula, ancorata dalla nascita al girone unico con eventuale spareggio in caso di parità, cambia e prevede tre gironi di tre squadre, con gare di andata e ritorno e 'promozione' delle prime classificate, cui si aggiunge la squadra campione in carica per la disputa delle semifinali; viene a cadere la sede fissa, poiché la formula della doppia gara la rende superflua. Tornano a fare sul serio anche le tre 'grandi' del Sud America, che si ripresentano tutte con squadre degne della loro fama. Il sorteggio mette nello stesso girone l'Argentina, che prepara con Luis César Menotti l'avventura del Mundial di tre anni dopo, e il Brasile, che si qualifica vincendo lo scontro diretto nonostante la travolgente vittoria argentina sul Venezuela (11-0, con ben sette marcatori diversi, anche se resiste il record storico della Coppa stabilito sempre dall'Argentina nel 1942 con un 12-0 all'Ecuador). Accompagnano il Brasile in semifinale il Perù, la Colombia e l'Uruguay, detentore della Coppa. Il Perù compie la storica impresa di vincere 3-1 in Brasile; la successiva sconfitta, 0-2, a Lima costringe allo spareggio, che premia il Perù, vittorioso poi anche in finale sulla Colombia, ma solo alla terza partita. È un Perù ricco di campioni: dal trequartista Teofilo Cubillas, gloria assoluta del calcio incaico, all'attaccante Juan Carlos Oblitas, dal valido Hugo Sotil, compagno di Johan Cruijff al Barcellona, al rapidissimo Geronimo Barbadillo, protagonista in seguito di buoni Campionati in Italia nelle file di Avellino e Udinese.

Quattro anni dopo l'Argentina, campione del mondo in carica, schiera una formazione sperimentale: l'esperto Daniel Passarella guida un gruppo di giovani, tra i quali il diciannovenne Diego Maradona che regala spettacolo. Ancora una volta Argentina e Brasile sono nello stesso girone e ancora una volta prevalgono i verdeoro, con una formazione che sarà la base di quella dei Mondiali di Spagna '82: Leovigildo Junior, Arthur Zico, Paulo Roberto Falcão, Sócrates de Oliveira e Alexo Eder i nomi più importanti, che non bastano tuttavia a superare in semifinale l'ostinato Paraguay. In finale, contro il Paraguay, approda il Cile, dopo aver eliminato i campioni del Perù: come nel 1975, occorrono tre partite per laureare la squadra campione e al Paraguay (che nelle prime due gare aveva, rispettivamente, vinto per 3-0 e perso per 1-0) basta per regolamento lo 0-0, nello spareggio giocato a Buenos Aires, per conquistare la sua seconda Coppa America.

L'edizione del 1983 mette per la terza volta nello stesso gruppo eliminatorio Argentina e Brasile, e sono ancora i verdeoro a passare in semifinale nonostante il saldo negativo degli scontri diretti: a Buenos Aires vince l'Argentina, che spezza con un gol di Ricardo Gareca una tradizione negativa durata ben tredici anni, mentre al Maracaná l'incontro finisce 0-0. In semifinale l'Uruguay ha la meglio sul Perù, e il Brasile passa grazie al sorteggio dopo i due pareggi contro il Paraguay. La finale mette il Brasile di fronte all'Uruguay, che vince 2-0 in casa e impone il pari (1-1) fuori: due dei tre gol uruguayani portano la firma di calciatori che in seguito militeranno anche in Italia, Enzo Francescoli e Carlos Aguilera. 

* Tratto da Competizioni per nazionali, in Enciclopedia dello Sport, Treccani, 2002 (© Treccani)
Vedi anche L'avvento della Coppa America: le edizioni senza sede fissa (1975-1983) in Wikipedia